"D'I FIORI E DE LE FOGLIE NOVE" n.7
a cura di
Gian Domenico Mazzocato
"D'I FIORI E DE LE FOGLIE NOVE" n.7 a cura di Gian Domenico Mazzocato
D’I FIORI E DE LE FOGLIE NOVE
N. 7
Matelda, la misteriosa
Non sono mancati i tentativi di collegare la donna del Paradiso Terrestre a personaggi storici. Qualcuno ha suggerito Matilde di Hackeborn (Helfta, land della Sassonia-Anhalt , 1240 circa - Helfta, 19 novembre 1298), la cui esperienza mistica è descritta nel Liber Gratiae specialis. Venerata come santa, si diceva che colloquiasse con la Vergine Maria. Forse è un’altra santa Matilde, la moglie di Arrigo I e madre di Ottone il Grande, morta ottantenne nel 968. E qualcuno ha parlato di Matilde di Canossa. Un commentatore, lo Scartazzini, ha notato che (Purgatorio XXXIII, 116) quando Beatrice invita Dante a chiedere spiegazioni a Matelda sulla natura delle acque del Lete, il fiume che libera dalla memoria delle cose cattive compiute in vita, il mistico viaggiatore la riconosce subito in un folto gruppo di donne. La conosceva già, dunque?
Forse è la Donna Gentile di Convivio e Vita Nuova?
O forse è un anagramma, “ad letam”, colei che conduce alla donna beata, a Beatrice cioè?
Discussione probabilmente infinita e inutile. Matelda vive la vita intensissima del simbolo, là dove Dante l’ha posta. Guida e, in qualche modo, custode del Paradiso Terrestre. Gli ultimi cinque canti del Purgatorio con rivelazione del nome solo nell’ultimo.
Misteriosa e isolata, una sorta di Sordello al femminile. È la donna soletta di Purgatorio XXVII, 40. È colei che trascorre lieve sulle rive del Lete (Purgatorio XXVIII, 41) cantando e scegliendo fior da fiore. È colei che rivela che quello è il luogo sognato dai poeti quando rievocano l’età dell’oro. Canta (Purgatorio XXIX, 3) il salmo 31 e conduce Dante incontro ai sette candelabri della mistica processione, simbolo dei sette doni dello Spirito Santo. Aiuta Dante sul Lete e gli fa bere le acque dell’Eunoè, il fiume delle buone memorie, delle cose belle fatte in vita.
Matelda, un simbolo. A sua volta non semplicissimo da decifrare. Prevale una interpretazione che vede Matelda allegoria della felicità terrena sia nella sua manifestazione perfetta nell’Eden sia come essa resta godibile dopo il peccato di Adamo. Per il dantista americano Charles Southward Singleton, Matelda è immagine della perfetta giustizia che si incrinò e andò perduta con la colpa di Adamo.
Resta comunque immagine della condizione umana prima del peccato.
Nell’immagine: Matelda nel Paradiso, Filippo Bigioli, circa 1859/1860.
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