“D’I FIORI E DE LE FOGLIE NOVE” n. 16 a cura di Gian Domenico Mazzocato

   

"D'I FIORI  E  DE  LE  FOGLIE NOVE"                                                                        n. 16                   

 

                              a cura di

                        Gian Domenico Mazzocato

"D'I FIORI E DE LE FOGLIE NOVE" n.16 a cura di Gian Domenico Mazzocato

D’I FIORI E DE LE FOGLIE NOVE
N. 16

a cura di Gian Domenico Mazzocato
Dante e i suoi tempi / parte 2
Dante inizia subito dopo i vent’anni la carriera militare, come cavaliere. Poi inizia la carriera politica. Cariche importanti. Fu membro del Consiglio dei Cento che era l’organo dello stato che si occupava degli aspetti economici. Farne parte voleva dire amministrare il denaro pubblico.
Nel 1300 fu priore. I priori erano i rappresentanti delle arti. Sei, uno per ogni sestiere della città. Sono momenti di grande turbolenza. Benedetto Caetani, dal 1294 papa col nome di Bonifacio VIII, vuole mettere le mani sulla ricca e strategica Firenze. In Bonifacio Dante vede l’emblema della corruzione e della decadenza della Chiesa. Lo condannerà all’inferno tra i simoniaci. L’11 luglio 1301 Carlo di Valois è in Italia. Bonifacio lo investe del titolo di capitano generale dei territori della Chiesa. Lo invia in Toscana come pacificatore.
Dante è travolto dalla valanga di condanne che si abbatte sui Cerchi e sui loro sodali. Il poeta si trova subito solo. Da questo momento la vicenda esistenziale di Dante Alighieri coincide con la storia del suo esilio.
Dante vaga per tutta Italia, soprattutto Italia del nord: Verona, Arezzo, Padova e nella Marca Trevigiana. Poi Venezia. Fu nella Lunigiana. Faceva il mestiere di ambasciatore, poi nel Casentino, a Lucca, forse a Parigi, tra il 1309 e il 1310.
Poi un lungo soggiorno a Verona, ospite prestigioso degli Scaligeri, con Bartolomeo, fratello maggiore di Cangrande che suscita, ancor giovanissimo l’entusiasmo e le speranze del poeta.
Tra il 1318 e il 1321 (gli ultimi anni!) Dante è a Ravenna, ospite di Guido Novello da Polenta. Dante, al solito, ricambia con le sue abilità di ambasciatore. Deve mediare tra Venezia e Ravenna aspramente divise da contrasti commerciali e marittimi. Non sappiamo se il governo della Serenissima gli diede udienza e quali furono gli esiti dell’ambasceria.
Fatale Venezia, comunque.
Dante viene costretto da Venezia a tornare via terra. Si è fantasticato sui motivi, forse la paura che potesse fare proseliti tra gli ufficiali della flotta grazie alla forza trascinante della sua parola. Sulla via del ritorno, nelle valli di Comacchio, contrae la malaria. Ha 56 anni. La malattia lo uccide al suo rientro in Ravenna, nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321.
Nell’immagine: Carlo Wostry, Studio per i funerali di Dante, 1921.